Never mind the bollocks…c’era una rabbia autentica in quell’album, probabilmente in quella intera generazione.
Le
logiche di mercato non erano ancora così spinte e l’anima del rock (in
questo caso del punk rock), quella più pura, era ancora forte; un’anima
fatta di ribellione, di contestazione, di voglia di riscatto che non si
traduceva nell’avere macchinoni e orologi da migliaia di euro (come pare
invece sia oggi in alcuni contesti musicali), ma nello “sputare” su un
certo tipo di sistema sociale contestandone l’ipocrisia dilagante.
Purtroppo
spesso questa ribellione si è rivelata autodistruttiva e, come tale, si
è auto estinta, ma resta un messaggio forte seppur vi siano poche
orecchie in grado di sentirlo.
Quella forma di protesta ha utilizzato
il veicolo forse più immediato e comprensibile: la musica. E quella
musica, seppur involontariamente, ha contribuito a creare coscienze,
roba che oggi come oggi non esiste quasi più e forse potremmo togliere
il quasi.
Ci siamo cresciuti con quella roba e Dio solo sa quanto ci
manchi tutto quell’ardore...ma vive comunque in noi perchè ci ha segnati
in modo indelebile.
Dio benedica il rock!
mercoledì 8 maggio 2024
Dio salvi la Regina...
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