lunedì 30 agosto 2021

Viaggio musicale: prologo

Correva l'anno 1981; io bambino di 10 anni stavo cercando faticosamente (e inconsapevolmente) la mia strada, la mia personalità e, in tutto questo, anche un'identità musicale in grado di rappresentarmi.
Per fortuna o per sfortuna, dipende dai punti di vista, quell'estate sono andato in montagna insieme a un mio cugino, più grande e già affacciato al mondo travagliato dell'adolescenza.
Pesce fuor d'acqua, gironzolavo con ragazzi di 16 anni con gli ormoni impazziti e la voglia di ribellione che affollava il loro DNA.
Durante uno dei pomeriggi passati ad affollare l'unico locale del paese, qualcuno si alzò, mise 200 lire nel juke box (che belli i tempi dei juke box e delle lire) e inserì il codice del disco che voleva condividere con i presenti...me compreso.
Bastarono circa 5 secondi per farmi entrare nel mondo che non ho mai più abbandonato: quell'inizio così vigoroso fatto di chitarra elettrica distorta, quella voce graffiante, quel crescendo di potenza, quegli assoli di cui potevo solo immaginare la velocità delle dita sulla tastiera...non avevo ancora capito chi ero, ma avevo capito quale sarebbe stata la colonna sonora della mia vita e quale strumento avrei provato a imparare a suonare (oggi posso dire con scarsi risultati, ma è l'intenzione che conta no?).
Spesso sono piccoli istanti, imprevisti ed estemporanei, a cambiare per sempre qualcosa in noi. Io ringrazio quel ragazzo per aver messo quel disco...i miei vicini di casa, invece, lo maledicono da anni.

C'est la vie. 


 

Da padre a figlia

 

La nascita di un figlio è un evento che, si dice, sconvolge la vita; io preferisco dire che sposta gli equilibri che fino a quel momento si erano raggiunti non senza fatica e sudore.

La nascita di un figlio è un evento dal forte impatto emozionale che, a differenza di altri, dura per molto tempo portando con sè l'inevitabile cedimento alla poesia di una nuova vita che arriva e ci accompagnerà per sempre.

E molto spesso le onde emozionali riescono a celare la parte meno bella di un evento: i conflitti, le tensioni, le difficoltà...crescere insieme nell'eterna lotta tra educare ed venire educati reciprocamente.

Si dice che fare il genitore sia il mestiere più difficile del mondo; io non lo definirei un lavoro, ma una precisa responsabilità che un genitore ha verso i propri figli e, di riflesso, verso l'intera comunità.

E a un certo punto, inevitabilmente, arriverà il momento di tirare le somme, di guardarsi in faccia e onestamente fare il bilancio di come questa responsabilità sia stata gestita.

Ma se questo è difficile, ancor più difficile è parlarne coi diretti interessati; quei ragazzi che ormai si affacciano alla vita in modo indipendente, che si allontanano dal nido natio, che si arroccano in posizioni antagoniste facendo emergere l'inevitabile lotta generazionale, fino ad arrivare a una mediazione che null'altro è se non l'oggettivazione di un processo di crescita nel quale noi genitori abbiamo avuto un ruolo fondamentale, nel bene e nel male.

Parlare con i nostri figli è dannatamente difficile; vorrei saperlo fare meglio, vorrei mettere a nudo ciò che è ed è stata la mia vita...vorrei farlo come in questa canzone. 

 


 

Vuoi ballare?

29 settembre, sabato sera, lungo mare...c'è poca gente che passeggia e questo dà la possibilità a me e alla mia compagna di goderci il luogo con una pace inusuale in una serata piacevolmente fresca.
I locali sono praticamente vuoti e i pochi clienti sono turisti tedeschi o olandesi.
Incappiamo in un artista di strada che diffonde la musica del suo violino attraverso un piccolo amplificatore alimentato a batteria, che trasmette le basi su cui lui suona con una buona tecnica.
Si susseguono valzer, tanghi, mazurche e affini; ci sediamo sul muretto accanto a lui e seguiamo le note che di certo non sono ciò che abitualmente ascoltiamo, ma che in quel contesto risultano essere più che gradevoli.
Una coppia anziana accanto a noi commenta e rispolvera i propri ricordi di gioventù, portati alla luce da quelle melodie.
Ascoltano, sorridono e ricordano fino a quando lei gli dice "balli con me?"
Lui da buon maschio duro e orgoglioso, nega questa concessione, ma un attimo dopo la guarda, sapendo che lei aspetta solo un suo cenno e replica "Vuoi ballare?"
L'inizio è incerto, tradendo il fatto che da tanto tempo non lo fanno, ma man mano che la musica avanza, i passi e l'affiatamento ritornano ad essere quelli tipici di chi non solo si conosce da tanto tempo, ma che che da tutto quel tempo si ama.
In mezzo al lungo mare, incuranti della gente, ballavano, sorridevano, facevano l'amore...un passante li osserva e gli grida "bravi" subito seguito dalla figlioletta che tiene per mano.
Il musicista sembra rinvigorito da questo inaspettato fuori programma e si concede qualche virtuosismo, quasi a rompere una certa timidezza.
Non resisto e prendo in mano il cellulare per filmare la coppia; sembra di essere in un film, di quelli da lieto fine e lacrime assicurate.
E in effetti scopro, un passo di danza dopo l'altro, di avere gli occhi lucidi di emozione e di gratitudine per questo omaggio alla vita, all'amore e alla gioia.
Terminate le danze, la coppia si risiede accanto a noi, li guardo sorridendo e dico loro "eravate bellissimi"...e lo erano, forse non per la maggior parte delle persone che passavano distratte e assorbite dai loro discorsi, ma per me lo erano...e lo sono ancora.

Auguro loro di saper assaporare il loro tempo insieme sempre con questo spirito, finchè il buon Dio glielo consentirà...e li ringrazio per questa lezione di amore, per la loro tenerezza, per aver dimostrato come il senso di tutto, alla fine, sia tutto in quei passi di danza e in ciò che rappresentavano.

Sì, erano bellissimi...erano mio padre e mia madre.

Aiuole

Dopo svariati tentativi di aprire e mantenere un Blog personale, eccomi approdare anche qui, sperando che sia la volta buona.

La prima difficoltà, come sempre, è stata quella di dare un nome al blog: ho scelto aiuole perchè è la parola panvocalica più breve nella lingua italiana; come una aiuola, il blog si pone l'obiettivo di non avere obiettivi, ma di raccogliere pensieri, amenità, ricordi, sensazioni e tanto altro senza un preciso filo conduttore; piccoli scritti più o meno sintetici, ma con la speranza che il risultato di questa enorme miscellanea risulti gradevole a chi lo legge.

La seconda difficoltà sarà riempire questo contenitore, ma per questo ci sarà tempo e spero ispirazione, senza pretese perchè avere un blog non significa essere uno scrittore e forse tanta gente dovrebbe capirlo.

Anzi, scrivere probabilmente non è il mio forte e nemmeno ne faccio un motivo di vita, ma è una cosa che faccio con piacere se e quando ho qualcosa da dire.
Se sei passato di qua, spero che quanto tu hai trovato ti sia piaciuto e, in un eccesso di presunzione, ti abbia dato qualche spunto di riflessione o ti abbia strappato una risata.
In ogni caso, sappi che sei entrato in una parte di me molto intima, quindi che tu sia d'accordo o meno con quello che leggi, ricorda di entrare e camminare in punta di piedi e con delicatezza...qui non c'è nulla di importante, ma c'è tutto ciò che è importante per me: rispettalo. Buona lettura.