giovedì 18 novembre 2021

Camminare

C’è un sottile piacere nello spostarsi a piedi lungo le vie e i vicoli del paese, di prima mattina.
L’aria fresca (a dire il vero fredda) colpisce come uno schiaffo la faccia e i polmoni, con l’innocenza e la freschezza che a breve perderà, caricandosi di gas di scarico.
Il sole ancora non ha intenzione di farsi vedere e tutto sembra avvolto nel dolce manto del sonno, salvo qualche sporadico passaggio di auto e qualche finestra da cui si spande una luce che porta con sé la promessa di un buon aroma di caffè.
I tratti di corso Matteotti, via Albussano e parte di vicolo Albussano sono privi di marciapiede, il che mi costringe a camminare rasentando così tanto il muro, che mi sento un po’ uomo ragno, ma lo scarso traffico rende il cammino comunque agevole.
Come ogni mattina, noto le stesse auto, parcheggiate nello stesso posto, quasi a rassicurarmi che tutto è come deve essere.
Non incontro anima viva il che per un uomo (inteso come maschio), che per definizione è in grado di interagire con un altro essere umano non prima delle 10:00 – 10:30, è la condizione ideale.
Arrivo alla rotonda del Mercatò e imbocco piazza Europa, dove alcuni banchi del mercato sono già quasi completamente allestiti; ambulanti in piena attività si prodigano a montare strutture e scaricare merce che da lì a poco sarà contesa da un fiume di persone che invaderà la piazza e le vie circostanti. Sento il freddo nelle ossa e non invidio certo quei lavoratori che quel freddo lo sentiranno per gran parte della mattinata, mentre io sarò comodamente seduto alla mia scrivania godendo di una temperatura decisamente più confortevole.
Al fondo di piazza Europa, punto dritto verso la stazione per unirmi ai già presenti capannelli di viaggiatori che si incamminano verso il binario 1.
Salgo e mi accomodo, preferibilmente accanto ad un finestrino per poter godere della vista del mondo che scorre dietro quella lastra di vetro.
Metto le cuffiette e sintonizzo la radio sul 90.9 di Radio Freccia, perché non c’è inizio migliore di quello regalato da un po’ di sano rock: se sono fortunato, magari passano qualche pezzone di quelli che mi fanno venire la pelle d’oca anche se hanno quasi i miei anni.
Poi apro whatsapp e, come ogni mattina, mando il buongiorno alla persona che ha preso la residenza nel mio cuore…quella persona che cercavo da sempre e che la vita mi ha fatto incontrare non senza avermela fatta sudare…e proprio per questo il suo valore è assoluto. Scrivo e sorrido sapendo che quel messaggio sarà un po’ la sua sveglia.
Il ragazzo seduto di fronte dorme come se non lo facesse da giorni; dal suo cappuccio nero sbucano ciuffi di capelli biondissimi e la sua mano destra, con un anello al pollice, tiene in mano lo smartphone dotato una cover dal color verde fluo (i gusti son gusti)...chissà quale musica passa dalle cuffiette che porta nelle orecchie, ammesso che lui la senta…resta immobile per due fermate, il che inizia a preoccuparmi, fino a rendermi conto che è vivo perchè noto leggeri movimenti volontari della testa.
Il suo vicino gioca in modo accanito sullo schermo crepato del suo telefono senza mai alzare gli occhi.
Su un sedile della fila di fronte, un ragazzino sui 14 anni, giacca a vento turchese e occhiali un po’ da nerd, sfoglia appunti, probabilmente per fissare gli ultimi concetti prima di una interrogazione o di una verifica, riportandomi alla mente cose che facevo tanti, troppi anni fa…certe cose non cambiano mai.
Dal finestrino osservo le prime luci che restituiscono alla vista filari di alberi spogli, ma che esibiranno uno spettacolo ben più colorato tra poco più di un mese testimoniando, in perfetta coerenza, il ciclo della vita.
Si susseguono centri abitati che mi sono familiari: lì ci ho lavorato qualche mese, lì ho fatto un colloquio, in quel concessionario sono andato a vedere una vettura…
La ragazza col Piercing al labbro salita a Trofarello non trova posto a sedere, ma la cosa non sembra seccarla; ha trovato amici con cui parla sorridendo, scandendo con le parole il tempo del viaggio che la separa dalla sua meta.
Si scende al Lingotto e si sale sul bus, che grazie alla colorata e vivace presenza di tanti studenti, è piuttosto intasato, tanto che non riesco ad arrivare alla bollatrice.
Il ragazzo che sul treno giocava con lo smartphone scheggiato, è salito sullo stesso bus e mi prende l’abbonamento dalle mani per timbrarmelo, gesto che mi conferma come i ragazzi siano molto meglio di come di solito li dipingiamo (per inciso, gli “adulti” vicino a lui se ne sono altamente sbattuti i gabbasisi del mio abbonamento di bippare).
Fermata dopo fermata i ragazzi scendono e si avviano con scarso entusiasmo verso la giornata di scuola che li attende.
Con altrettanto scarso entusiasmo, anche noi adulti scendiamo per recarci al posto di lavoro.
Lungo il tragitto che mi separa dal cancello di ingresso, mi godo ancora un po’ di musica; l’aria non è la stessa di un’ora prima, ma conserva ancora una parvenza di respirabilità.
All’ultimo semaforo prima dell’ingresso in azienda un gentile automobilista, in barba ai suoi colleghi fermi al semaforo che ricorda di stare fermi sfoggiando un bel rosso fuoco, decide di diventare improvvisamente daltonico e tira dritto verso nuove e incredibili avventure; lo noto, ma non rallento il passo e lo costringo a lasciare 15 euro di pneumatici sull’asfalto…comprendendo la sua frustrazione, gli lascio sul parabrezza il biglietto da visita di un gommista mio amico…prezzi modici, servizio impeccabile.
Finalmente arrivo in ufficio; il consueto “buongiorno” dà inizio alle 8 ore di lavoro terminate le quali farò il tragitto a ritroso, con panorami simili, aria un po’ più pesante, volti diversi…e ogni aspetto di questo viaggio quotidiano in qualche modo inciderà, anche solo temporaneamente, sul il mio umore, sul mio modo di osservare la vita, sulla vita stessa.
Sì, c’è un sottile piacere nello spostarsi a piedi lungo le vie e i vicoli del paese, di prima mattina…nell’osservare le persone intorno a me, nell’assaporare lo scorrere del tempo e di come questo scorrere muti continuamente la realtà che mi circonda…
È il piacere di sentirmi parte di quella cosa che chiamiamo vita.

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