mercoledì 24 novembre 2021

Cuore e coltelli

Iniziava la colonia, come ogni anno, ma per me era un anno particolare, perchè per la prima volta avevo la responsabilità diretta di una delle squadre nelle quali i bambini venivano divisi. Alla partenza da Torino l’accoglienza è delle migliori: lo sappiamo bene che la maggior parte di quei ragazzini arriva da situazioni difficili, lo sappiamo perchè molti di loro ci sono stati mandati dai servizi sociali e quindi è nostro dovere farli sentire accolti nel migliore dei modi. Uno di loro, un po’ più sbruffone degli altri, mostra un coltello a un amico e convincerlo a darlo ad un animatore non è cosa semplice.

Arrivati a destinazione, ci si sistema nelle varie camere e poi si fa colazione prima di comunicare le varie squadre. Guarda caso, l’accoltellatore pazzo me lo cucco io, con immensa gioia e soddisfazione! La colonia inizia e prosegue con una certa tranquillità: qualche animo da calmare ogni tanto, ma niente di serio. Il teppistello non pare prestare troppa attenzione alle attività che si fanno; partecipa ai giochi con una certa distrazione, a meno che non ci sia un pallone da calcio di mezzo, allora si scatena, soprattutto se perde…Prepariamo anche le scenette per la serata teatro, ma il soggetto di cui sopra, nonostante abbia il ruolo da protagonista, non ne vuole sapere…e va beh, sarà una schifezza, ma poco importa, l’importante sarà divertirsi (classico pensiero di autoconvincimento prima dell’imminente catastrofe). Come per magia, la sera dell’esibizione, jack lo squartatore non sbaglia un colpo: battute, ingressi in scena, persino una certa serietà nell’assumere le espressioni facciali adatte alla circostanza…un successo inaspettato.

A questo punto entro un po’ in crisi (positiva): forse stiamo facendo un buon lavoro e forse, tutto sommato, i bambini sono sempre bambini, nonostante tutto.

Arriva il giorno del torneo di calcio, dove ovviamente facciamo giocare tutti insieme: bambini e bambine insieme, ognuno che contribuisce come può e come riesce. Ma il serial killer no, per lui è una questione di onore e quando vede che si sta perdendo e anche male, ricomincia a fare lo sbruffone, piange, impreca, esce dal gioco. Mi ricordo ancora il cazziatone che gli ho fatto dentro una delle porte, mentre raccoglieva il pallone dopo l’ennesimo gol avversario: un cazziatone per fargli capire che, anche se lui è un fenomeno, deve avere rispetto dei suoi compagni che, in quel momento, stanno dando l’anima nonostante sia evidente che non c’è trippa per gatti…e ricordo ancora che subito dopo, prende palla, si fa fuori mezza difesa e va a fare un gol tanto coraggioso quanto inutile…inutile ai fini del risultato, ma fondamentale per il morale della squadra e soprattutto del maniaco assassino.

Una sera, il fratellino più piccolo del delinquente, non sta bene e dopo una lunga e intensa indagine, scopriamo che vorrebbe che il fratello maggiore dormisse con lui…traslochiamo l’homo violentus nella camera del malato e lo osservo con un certo stupore mentre si sistema accanto al fratello, gli asciuga le lacrime e gli prende la mano per farlo calmare; la notte passa tranquilla e il giorno dopo mister affettatore, va a trovare il convalescente almeno 10 volte…mah.

Si arriva alla fine della colonia e finalmente c’è l’asta dei giocattoli: i punti che ogni squadra ha accumulato vengono trasformati in soldi virtuali coi quali ognuno può cercare di comprare ciò che gli piace, proprio come ad un’asta vera.Dopo qualche preliminare di scarso interesse, arriva il pezzo forte: pallone di cuoio ufficiale di seria A.

Io sono seduto al fianco dell’aspirante killer e cerco in utti i modi di fargli prendere il tanto agoniato premio, perchè se lo merita davvero. Dopo svariati rilanci, non c’è altra soluzione se non puntare praticamente tutto ciò che si ha, ma lui non vuole e non capisco perchè…non lo voleva tanto sto cavolo di pallone? Alla fine ce la fa (se non ce la faceva il battitore dell’asta o accoltellavo io) e finalmente si può godere il suo pallone nuovo fiammante. Lo guardo contento e fiero e lui che cosa mi fa? – piange. Non dico, ragazzino, io mi sono fatto un culo così per farti prendere sto pallone, ho anche corrotto il battitore e adesso piangi? ma dico, sei fuori?…lui mi guarda e mi spiega che piange perchè non ha più soldi per comprare un regalo per la sorellina che è rimasta a casa perchè troppo piccola.

Dire che mi sono sentito piccolo è riduttivo: tutto mi sarei aspettato, ma non questo, non ero preparato a un evento simile…mi alzo, sussurro qualcosa all’orecchio del battitore e poco dopo ci scappa anche una bambolina, clamorosamente battuta a prezzo ridottissimo…un’offerta speciale per un cuore speciale.

Io pensavo che avrei fatto del bene in quelle due settimane di colonia, ma mi sono reso conto che un tepistello di strada di nove anni ha fatto del bene a me e per questo gli sarò grato in eterno.

Non ho più saputo nulla di quel bambino, ma spesso ci penso e spero che ce l’abbia fatta, che sia riuscito a conquistare una vita bella e serena. Per quanto mi riguarda, posso solo dire che ho imparato a vedere le cose con occhi diversi ed a comprendere che spesso la luce più brillante si nasconde in una zona d’ombra e aspetta solo di essere liberata per splendere e illuminare chiunque la incontri.

Nota di colore e assolutamente superflua: quell’anno la colonia l’abbiamo vinta noi e ora capisco perchè!

Nessun commento:

Posta un commento