mercoledì 24 novembre 2021

In loving memory

Per ricordare chi non c’è più, occorre sempre far passare l’ondata emozionale che, se cavalcata, rischia (e spesso riesce) a produrre tanto giustificati quanto banali commenti (nell’era dei social poi arriviamo al quasi scandaloso e lo dice un loro frequentatore)

Quindi sono qui, in un luogo dove nessuno o quasi leggerà le mie parole, per ricordare un uomo scomparso pochi anni fa, trovandomi nel pieno di quella ondata emozionale che ho citato pocanzi. Quel “nulla accade per caso” di cui sto facendo un po’ il live motive della mia vita, lui lo chiamava con fede “provvidenza” e questa non lo ha mai tradito, come lui non ha mai tradito i ragazzi e le ragazze che lo hanno seguito nel suo cammino di servizio e di educatore.

Pochi giorni perima della sua partenza per una vita migliore, seduti uno accanto all’altra su di una panca di fronte alla casa madre della comunità che lui tanto ha voluto e realizzato, abbiamo fatto un piccolo calcolo di quante persone, in 40 anni, sono passate di lì, anche solo per pochi giorni: a circa 100.000 ci siamo fermati, che l’ora era tarda e lo sforzo mnemonico richiesto era un po’ troppo impegnativo, soprattutto dopo una giornata passata tra cemento, pentole da lavare, stanze da pulire, ragazzini da seguire e tante altre piccole cosette che, quotidianamente, scandiscono le giornate all’OASI di Maen, piccola frazione di Valtournanche in Val d’Aosta (http://www.oasimaen.it/). Amava ripercorrere la storia di quel posto, forse perché le persone anziane (aveva 76 primavere sulle spalle), proprio perché sanno che il loro tempo è quasi scaduto, spesso cedono ai ricordi, un po’ per nostalgia, un po’ per fare un bilancio della propria vita, un po’ per lasciare la loro eredità a chi viene dopo, i giovani; quei giovani a cui lui ha dedicato una vita intera.

Certo come ognuno di noi, non aveva un carattere facile, ma essere educatore nel senso più stretto del termine, non prevede falsi buonismi: richiede invece enorme dedizione, durezza quando serve, capacità di ascolto, efficiacia nel trasmettere e nel far vivere valori oggi poco citati e ancor meno praticati. Molti di noi hanno imparato il vero significato di cose come SERVIZIO – GRATUITA’ – COMUNIONE – INSIEME – FATICA – PAGARE DI PERSONA – ALTRUISMO – RESTITUIRE – AMICIZIA – FEDE. Non imparato su noiosi fascicoli da catechesi di massa, ma imparato vivendole sulla propria pelle, ogni giorno, ognuno secondo le proprie capacità e secondo la propria sensibilità.

E ognuno di noi quelle cose se le porta dentro, anche chi non lo vuole ammettere: l’OASI di Maen è così, una volta dentro, non ci esci più. Ed è vero, quel posto, anzi le persone di quel posto e il modo di viverlo, ti entrano dentro e dentro ti restano, scavano, riemergono, ti mancano. Questo modo di vivere è stato lui a trasmetterlo, lui con la sua fede incrollabile e io credo che prima che in Dio, lui avesse fede negli uomini e nella loro capacità di poter creare dei se stessi migliori e, di riflesso, un mondo migliore (lo so, fa tanto Miss Italia, ma concedetemi la licenza nazional popolare). Un uomo che amava rimboccarsi le maniche (anche fisicamente le aveva sempre tirate su) e spingeva tutti a farlo.

Un uomo molto concreto, che conosceva la vita e le sue difficoltà; è significativo, in tal senso, che quando diceva cosa era davvero importante secondo lui, non parlava mai di Dio, di Gesù, della fede: lui diceva sempre: “le tre cose importanti nella vita sono la salute, gli affetti e il lavoro”. Certo la fede per lui era cosa fondamentale, ma sempre vissuta calandola appieno nella realtà che lo circondava, con tutte le contraddizioni del caso, comprese le sue. Ci lascia un’eredità difficile, ora sta a noi far sì che tutto il suo lavoro possa continuare ad avere un senso, anzi IL senso che lui ha saputo dargli e trasmettere a più di 100.000 persone.

Era un grande educatore, era un grande sacerdote salesiano, era un grande dirigente sportivo, a volte era un gran rompiballe……era merce rara: era semplicemente un Uomo (e la maiuscola non è casuale).

(con gratitudine e in ricordo di Don Aldo Rabino, 1939 – 2015)

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